Salvatore larocca

Appunti su Candidoni e oltre…

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Le apparizioni dove non appare nulla

Posted by salvatorelarocca su 8 luglio 2015

madonna Si ripete l’appuntamento con il      trascendente, in quell’antico rione di Quarantano, autentica testimonianza di una ruralità laboriosa che ne conserva il fascino, scelto dalla Vergine Maria per un passaggio terreno ad ogni tredici del mese, per mezzo di una sua eletta, ammantata evidentemente di spiritualità, seppur sfuggente ai molti, e che fa da tramite tra cielo e terra, tra purezza e corruzione, tra divino e terreno. Una piccola folla, molto meno di quanto ci si aspetta, fluisce tra i secolari ulivi, verso uno spiazzo, antistante una casa del vecchio borgo, dove una piccola nicchia protegge la statua di una madonnina. Si attende l’ora nona, fossimo stati nella liturgia delle ore, tradotto, invece, dalle tre del pomeriggio, che ci si scioglie al sole, amplificato dal greto arido di una fiumara antistante, luogo di antichi pantani, cagione di malaria prima delle bonifiche, che a Quarantano venivano portati gli infetti, in un sanatorio nella speranza di sconfiggere quel “male nero”. Luogo di sofferenza, quindi, per cui la scelta appare obbligata, seppur direttamente suggerita, stante le voci di chi sa. A nulla sembra essere servita la dura presa di posizione del Papa, contro veggenti, apparizioni e pianti, addirittura inserita in una riflessione contro chi “annacqua l’identità cristiana”. Il megafono incita alla preghiera, in mano ad un improbabile moderatore, in procinto dell’ora stabilita, proprio per la chiesa ed il Papa, oltre a tutto il clero, che invita a sventolare i fazzoletti all’Ave Maria, spingendosi, in un slancio di ottimismo, ad emulare, com’è “consuelo” a Lourdes, per un evidente “consueto”. S’incomincia a sgranare il Santo Rosario e s’immette in quel profondo e doloroso tracciato dei mali incurabili, del “terminale”, legittima speranza affidata alla preghiera, al dialogo con Dio, unica “lanca, in cui la corrente del fiume del tempo si ferma”. Temi che non dovrebbero far parte di un desiderio di materializzazione di un Dio ad uso e consumo, ma lasciati all’intimità di ognuno, perché sofferenza reale, intima ed intensa che solo trascendendo si può realizzare. A Quarantano c’è la Madonna, da sempre forse, in una chiesetta spoglia, antica, essenziale alla preghiera, che ti sorprende nel passare davanti al portone aperto. E’ lì, che invita ad entrare, con un simulacro bellissimo dell’Immacolata, che tende la mano. Non passa inosservata la presenza di un prete, parroco diocesano, che si siede nel circo magico vicino alla veggente, mentre la gente si accalca, aspettando l’evento. Non si muove, l’uomo di chiesa, troppo imbarazzato, evidentemente, dell’imbarazzo provato alle 15.20 in punto, quando, sotto il sole cocente, la donna, al secolo Teresa Scopelliti, con un guizzo s’inginocchia volgendo lo sguardo nel nulla di un punto indefinito, mentre inizia il coro dei “ecco ecco vedi , gira, si abbassa, va su, si alza, non vedo nulla; io niente, si guarda lì”, ma alzando gli occhi al cielo il sole ti acceca restando allampanati. Eppure quell’uomo avrebbe dovuto alzarsi, se non presente solo per curiosità, ed invitare alla fede, a quella autentica, che non abbisogna di prove empiriche, ma si realizza nel quotidiano. La Vergine Maria, madre di Cristo, non può essere prerogativa di singoli, ne modificherebbe la storia del cristianesimo e forse, su questo, potrebbe dire qualcosa il Vescovo.

 

 

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